Thursday, June 28, 2007

Il poeta come ladro, messaggero e terapeuta

Parlando sul chan con dei colleghi siamo giunti alla conclusione (confutabile naturalmente) che il poeta è anche un ladro, è un messagero, ma è anche un terapeuta...
Posto qui di seguito le mie considerazioni e spero... di intavolare una seria e serena discussione...Aspetto i vostri commenti

Il poeta è un ladro. E' un ladro perchè ruba emozioni. Così come Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri, così il poeta ruba emozioni a colui che le ha, ma non le sa apprezzare o non le sa esternare, per darle a coloro che non le provano, ma che vorrebbero provarle e che saprebbero apprezzarle.
Ma il poeta ruba anche
le emozioni di coloro che ne sono in possesso, ma che non riescono ad esprimere e che sarebbero desiderosi di comunicarle ad altre persone. E allora ecco che il poeta diviene anche un messaggero, oltre che un ladro, messaggero non soltanto delle proprie emozioni, ma anche delle emozioni altrui. Spesso si è detto che il poeta, scrivendo, esprime le proprie emozioni. Ciò non è del tutto corretto, perché il poeta, quando lo desidera, riesce ad esprimere anche i sentimenti e le emozioni di altre persone, di tutte quelle persone (a lui più o meno vicine) che vorrebbero, ma non riescono ad esternare quel turbine di passioni che le attanaglia dall'interno e che crescono sempre di più. Ecco perchè la vera soddisfazione, il vero successo del poeta non sta nella fama o nel guadagno, ma sta nel riuscire a vedere una persona che leggendo i suoi versi provi un'emozione mai provata prima. Il vero successo del poeta sta nel riuscire a far palpitare un cuore che non aveva mai battuto, nel far sgorgare una lacrima da occhi che non avevano mai pianto, nel riuscire a far esternare sentimenti e sensazioni a coloro che non le avevano mai provate. Questo è il compito del poeta: rendere vive le persone, e vivere non significa soltanto respirare come diceva Neruda ("recordando siempre que estar vivo exige un esfuerzo mucho mayor que el simple hecho de respirar.").
Ed ecco che d'improvviso il poeta diviene anche terapeuta...Concludo dicendo che il poeta avrà raggiunto il suo scopo ogni qualvolta che riuscirà a rendere "vive" le persone, indipendentemente da quale sia il sentimento che si provi, l'importante è che si provi.

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MARCO FLAMMINI

4 comments:

Anonymous said...

riflessione interessante, intima, molto bella, mi piacerebbe approfondire questo pensiero con te :) bel blog, è un piacere leggerti :)

MARCO FLAMMINI said...

Mi fà piacere che trovi interessante la riflessione..approfondirò questo argomento con molto piacere...qui o sul chan poesia o sul nuovo forum che presto apriremo...
Ok, allora aspetto commenti a questa riflessione..

Anonymous said...

Dire cos'è un poeta, perdere tempo per pensare a una definizione consona... mah, non so se possa essere utile, o quantomeno sensato.
Personalmente detesto persino essere definito "poeta", al di là di cosa significhi realmente. Anche se ogni tanto mi capita di scrivere delle "cose" che somigliano a delle poesie.
E ancor di più detesto che queste "cose" che scrivo, vengano sottoposte a una critica; quando questa critica si basa su concetti come "bello" o "brutto".
Definirei le poesie come dei figli che vengono partoriti; e come si sa, ogni figlio è bello per la mamma sua.
Dunque, forse, lo... scrittore di poesie, potrebbe essere definito una femmina sempre gravida.
Bisognerebbe riflettere credo, soprattutto a quella cosa che determina la fecondazione di questa madre sempre gravida.
Quel coacervo che si agita in me ora, mentre cerco anche per questa cosa, una parola che la definisca.
Di cosa è gravido il poeta?

MARCO FLAMMINI said...

Credo di essere molto d'accordo con anonymous...Mi piace quest'immagine della poesia come figli..Infatti pensandoci bene..sono dei figli...anche perchè come sappiamo la poesia è frutto di una gestazione...perlomeno la vera poesia.. Se poi parliamo di pensieri che ci vengo in mente e gettati su carta senza alcuna regola metrica, ritmica ecc..beh allora lì andiamo sulla prosa...anche se qualcuno si ostina a chiamarla poesia... Ma per questo rimando al post della mia discussione con Odisseo.